Al clima, alla natura o alla Terra non importa nulla di noi, gli importa solo la sua specifica esistenza. Tutte le evoluzioni sono finalizzate alla creazione di un equilibrio che ad oggi è decisamente disarmonico. La causa principale è l’uomo, che con la sua stessa esistenza modifica costantemente la stabilità del pianeta. O almeno è così a partire dalla gestione volontaria del fuoco.

Fuor di dubbio che a noi, in quanto esseri senzienti, dovremmo agevolare l’equilibrio del pianeta. Non tanto, o non solo, per il pianeta in sé, ma egoisticamente per la sopravvivenza della nostra specie.
A quanto pare, ad oggi tutto ciò è difficile e talvolta sembra impossibile. Per contro, ognuno di noi, con azioni più o meno piccole può dare un contributo al miglioramento della sostenibilità del pianeta.
Ogni singolo, e a maggior ragioni grandi aziende, possono, con le proprie scelte, contribuire ad un ritrovato miglioramento e, come sappiamo, l’unione fa la forza.

La sostenibilità è parte integrante della filosofia di Gaya. Le parole chiave, che ci ripetiamo continuamente sono earth, heart, art, dove l’amore e la passione passano proprio dalla tutela e dall’attenzione verso il prossimo e verso la natura. Ci piace pensare di dare un contributo, anche se piccolo, all’equilibrio del pianeta.
Facciamo piccoli passi che vanno dalla ricerca di prodotti locali, per ciascun luogo di Gaya, e per quelli che vengono da lontano e di cui non possiamo fare a meno, facciamo attenzione non solo alla produzione ma anche alle distanze e al viaggio che devono affrontare.

Ogni luogo è storia a sé. Cacao e caffè crescono rigogliosi in Indonesia mentre in Europa dobbiamo farli arrivare da lontano, perché fanno parte del nostro quotidiano, soprattutto in gelateria, e sono ingredienti irrinunciabili. Al contrario pistacchi e mandorle non sono a loro agio nelle zone tropicali ma fanno parte della identità italiana del gelato artigianale.
Il clima specifico è fattore determinante. È ovvio che se oggi provo a coltivare datteri sulle dolomiti, il risultato sarà scarso o nullo. Naturalmente le varietà autoctone danno i risultati migliori, per selezione naturale. Ma ciò è vero fino ad un certo punto. Il clima si sta modificando velocemente ed alcune colture cominciano a non essere più adatte ad essere coltivate nel luogo di origine. Pensiamo ad alcuni frutti esotici, come l’avocado, che oggi possono crescere rigogliosi nel Sud della penisola Iberica ma anche nel sud Italia. Si tratta di un adattamento inevitabile. Guardarci intorno ci aiuta a capire quale possa essere la strada migliore da perseguire, senza avere paura dei cambiamenti che anzi devono essere benvenuti come evoluzione necessaria.